by Percy Bysshe Shelley (1792 - 1822)
Translation by Roberto Ascoli ( flourished 1891-1930 )
La sensitiva
Language: Italian (Italiano)  after the English
Cresceva in un giardino, sola, una Sensitiva, E la nudrian d'argentea rugiada i freschi venti; Essa le foglie come ventagli al Sole apriva, Le chiudea sotto i baci dalla Notte fluenti. Sorse la Primavera nel bel giardino, quale Lo Spirito d'amore, che ovunque si disserra; E si destò dai sogni del riposo invernale Ogni erba, ogni fior sul seno della terra. Mai nel verzier, nel campo o nel deserto un fiore Tremò d'ansia, ed i palpiti ebbe e la gioia viva D'una cervia, cui dolce necessità d'amore Urga al meriggio, quanto l'umile Sensitiva. Spuntaron bucanevi, violette dal molle Terreno; il lor fiato si confondea nel vento Alla fresca fragranza, su da le erbose zolle Saliente, sì come la voce all'istrumento. E il vario pinto anemone, il tulipano snello, E il narciso, fra tutti i fiori il più bel fiore, Che si guarda negli occhi al fondo del ruscello, Finché della bellezza, a lui tanto cara, muore: E la rosa che, come ninfa, la qual s'appresta Al bagno, il radiante seno svela, e alla brezza Languida piega a piega si scovre, e ignuda resta L'anima del suo amore e della sua bellezza; E l'esil gelsomino, la dolce tuberosa, Tra i fiori il più squisito per l'effluvio che vibra; E tutti ivi crescevano di vita rigogliosa I fiori d'ogni clima, d'ogni più rara fibra. Ma più che ogni altro fior la Sensitiva Il fervido amor sentì diffondersi. Ne vibrò dalle foglie Alla radice. Invano: che poco ella concedere Altrui può della fiamma; ch'entro sè stessa accoglie. Non ha la Sensitiva brillanti fior; Nemmeno son pregi suoi l'odore, la viva Come l'istesso amor ell'ama; il cuor fulgidezza. N'è pieno; qualche non ha desidera, anela: la Bellezza! E allorche, nella sera parea tutta riposo La terra e tutto amore l'aura, e vibrava intorno Più profondo il diletto, benché men radioso, E dal mondo del sonno cadeva il vel del giorno; Il canto vie più tenero quanto più il dì moriva, Il rosignol soave spargeva in alto, solo; E a quando a quando, in sogno udia la Sensitiva Onde de quell'elisio canto di rosignolo. Ella, la Sensitiva, si raccoglie a nel seno del riposo, la prima. V'era un Potere in questo leggiadro luogo; un' Eva In questo paradiso. Ben ella a tutte l'ore, Grazia vigilatrice, ai fiori presiedeva, Fosser desti o sognassero, come agli astri il Signore. Il suo piccolo passo l'erba sfiorava appena, Quasi pietà ne avesse. Dal seno palpitante S'intendia che la gioia sola, e non mai la pena, A lei portava il vento in quel giardin vagante. Esultavano i fiori, in lor fervida vita, Al suon che l'agil passo destava nella via; Essi sentian lo spirito che dall'ardenti dita Di lei nelle lor fibre palpitando venia. Ella spargea l'acque limpide dei ruscelli Sui fiori, cui la fiamma del sol facea languenti; E con grazia scuoteva i calici di quelli Che avean piegato sotto le raffiche irruenti. La dolce creatura, che fin dalla lontana Primavera per tutt'estate avea così Regnato nel giardino, bellissima sovrana, Innanzi che una foglia ingiallisse, morì. Tre dì stettero i fiori del giardin radiante Come stelle, se è desta la luna. E il quarto giorno udì la Sensitiva i funebri canti, I rintocchi tristi, i passi gravi e lenti Dei portatori, e intorno e dietro il nero feretro i pianti Ed i singulati, i sospiri e i lamenti; Udì il respiro tronco, Il suono stanco, i vani Moti silenziosi della Morte che passa; L'erba fosca e fra l'erba tutti i fiori di lagrime Tremuli luccicarono quando il corteo passò; De' lor sospiri il vento raccolse in tono Lugubre, e gemito per gemito dai pini rimandò. Si fece immondo e gelido il bel giardino, Quale la salma di colei che ne fu spirito e vanto. E rapida l'estate nell'autunno fluì. Le foglie delle rose, fiocchi di neve cremisi, L'erba e il muschio di sotto covriron lentamente; I gigli si piegarono, ed eransmunti e pallidi Come il capo d'un uomo riente; I fiori d'acqua in fondo ai ruscelletti cadero Staccati dal piccioli, e contro le correnti Li spingevano, li urtavano impetuosi i vortici; Coi fiori della terra così faceano i venti. Cadde la pioggia infine. E gli steli spezzati S'intricaron ricurvi attraverso i sentieri. Giù ruinò la spoglia rete dei pergolati parassiti: E è così i fior vaghi e leggeri. Come un'abbandonata pieangea la Sensitiva: Le stille entro le palpebre delle foglie increspate Delle foglie che a coppia fioriscon, veni vano In ruggine di glutine gelido tramutate. Venne l'inverno. Il vento fu il suo flagel; Tenea sul labbro un dito fesso. In fiero atto Levato egli incedea del carro suo trionfal Nel trono, dai soffi dell'Artica landa trasportato. E del settentrione un turbine, aggirantesi Come lupo che un povero bambino morto fiuti, I cari chi arboscelli che all'urto sì piegarono, Scosse e spezzò con l'impeto dei fieri artigli acuti. Tornò la Primavera, e una rovina misera Era la Sensitiva senza una foglia più.
Text Authorship:
- by Roberto Ascoli ( flourished 1891-1930 ), "La sensitiva" [an adaptation] [author's text not yet checked against a primary source]
Based on:
- a text in English by Percy Bysshe Shelley (1792 - 1822), "The Sensitive Plant"
Musical settings (art songs, Lieder, mélodies, (etc.), choral pieces, and other vocal works set to this text), listed by composer (not necessarily exhaustive):
- by Ottorino Respighi (1879 - 1936), "La sensitiva", published 1924 [mezzo-soprano and orchestra or piano reduction], Universal ed. : Vienna and New York [text verified 1 time]
Researcher for this text: Emily Ezust [Administrator]
This text was added to the website: 2010-10-02
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